Tipo:
Opere; dipinto; Immagine fissa
Categoria:
Pittura
Autore:
Pippi Giulio detto Giulio Romano
Il semiottagono, posto a ridosso del lacunare centrale della volta con le "Nozze di Amore e Psiche" verso la parete ovest (parete di ingresso alla stanza), presenta una figura femminile seduta su una nube, accompagnata da due amorini: essa è intenta a versare acqua da un grande recipiente monoansato che l'amorino posto alla sua sinistra aiuta a sostenere; il secondo amorino, ritratto alle spalle della figura femminile, versa il contenuto di un vaso o brocca di dimensioni minori, incrociando lo sguardo della protagonista. La fanciulla ha lunghi capelli biondi ricadenti tra i seni, un velo sulla spalla sinistra e svolazzante dietro il corpo e un panno color porpora a coprire parte delle gambe. Come le altre due figure femminili dipinte in altrettanti semiottagoni di coronamento alle "Nozze di Amore e Psiche", anch'esse ritratte nell'atto di versare acqua da contenitori di diverse fogge, la figura è stata interpretata in vario modo: se Hartt la identifica con una delle Grazie in atto di spargere balsami al banchetto di nozze di Amore e Psiche (si confrontino, allora, le immagini con le Grazie presenti nell'affresco sulla volta della loggia di Psiche della villa Farnesina a Roma), e Paccagnini propone di leggervi una delle due sorelle di Psiche, Verheyen, Signorini, Oberhuber e Belluzzi vi riconoscono una ninfa delle acque (Naiade, per Belluzzi). L'identificazione di questa e delle altre due figure femminili con ninfe è giustificata da Verheyen, poi seguito dalla critica successiva, con il fatto che esse presentano l'attributo dell'acqua e che una di esse è accompagnata da un "puer mingens": quest'ultimo è associato alle ninfe nel testo "Hypnerotomachia Polyphili" di Francesco Colonna (1499), già individuato da Gombrich e da Verheyen come fonte iconografica di parte della decorazione della Camera di Psiche. La presenza dell'acqua associata a tali figure è ulteriormente rimarcata da Cavicchioli, la quale ricorda che Palazzo Te sorgeva su un'isola e che all'interno della sua decorazione, fortemente alimentata dalla cultura antiquaria di Giulio Romano, le ninfe potevano facilmente assumere il ruolo di numi tutelari dell'edificio e della stanza. Hartt, sottolineando l'inferiorità stilistica del dipinto rispetto agli altri tre semiottagoni, assegnati a Giulio Romano, sembra attribuire ipoteticamente il pannello alla mano di Gianfrancesco Penni. Come nel resto degli episodi dipinti sulla volta, di notevole impatto visivo è la prospettiva delle figure da sotto in su, accompagnata da un cromatismo crepuscolare e da un suggestivo effetto luministico. Tuttavia, la percentuale di pittura originale - a olio su intonaco - oggi apprezzabile è piuttosto bassa, essendo stato il pannello sottoposto a numerosi interventi di restauro nel corso del tempo, l'ultimo dei quali effettuato dall'Istituto Centrale per il Restauro negli anni Ottanta del secolo scorso. Le analisi preliminari a quell'intervento complessivo sulla volta appurarono che il pannello, con gravi sollevamenti e perdite di pellicola pittorica, era uno dei peggio conservati dell'intero soffitto. Non si rilevano tracce inequivocabili di riporto del disegno, benché il ricorso all'incisione da cartone sia ampiamente ipotizzabile.
Soggetto:
mitologia
Ninfe
Estensione:
altezza: cm 110
Materia e tecnica:
olio su intonaco
Data di creazione:
1526 - 1528 ca.; sec. XVI, secondo quarto; 1526 - 1528
Data di modifica:
1913 - 1919; 1940 - 1943; 1968; 1986
Ambito geografico:
Museo Civico di Palazzo Te, Viale Te, 13 - Mantova (MN), Italia - proprietà Comune di Mantova
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Riferimenti
È riferito da: scheda ICCD OA: 0302129002-5.1
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Fonte dati
MuseiD-Italia / Giulio Romano - Complesso decorativo di Palazzo Te - collezione
Identificatore: work_6518
Diritti
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