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Polittico di Valle Romita

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Tipo:

Opere; scomparto di polittico; Oggetto fisico

Categoria:

Opere d'arte visiva

Autore:

Gentile di Niccolò di Giovanni detto Gentile da Fabriano

Di fattura eccelsa sono le oreficerie, ed in particolare le corone di Dio Padre e della Vergine rese quasi tangibili dal sottile profilo d'ombra sfrangiata che le stacca dal fondo, e la stella fiammante su cui sono seduti Cristo e la Vergine. I raggi, uscenti da una ghirlanda di faville che formano una specie di 'opus pavonaceum' sono costituiti da una nervatura a perline, e appoggiati su un continuo di raggi rettilinei concentrici. La forma sinuisoide e progressivamente in diminuzione dei raggi appare calcolata 'more geometrico' e riportata poi sulla tavola con l'aiuto di uno schema grafico di assoltuta precisione. In questo caso il naturalismo di Gentile consiste nel rifiutare un trono gotico, anacronstico e irrazionale, ancora presente nella tradizione canonica veneziana. Ma l'iconografia generale di Cristo che incorona la Vergine seduta alla sua destra in atteggiamento umile, mentre Dio Padre e lo Spirito santo assiatono dall'alto, è derivato dalla tradizione lagunare. Il tema, di origine occidentale, si sviluppa prima in Francia nella decorazione scolpita delle cattedrali, e già intorno al 1250 si cristallizza in alcuni tipi principali. A Venezia già nel corso del XIV secolo lo schema più ricorrente è quello con Cristo che incorona la Vergine accanto a Lui sul trono mentre con la sinistra tiene uno scettro fiorito; spesso sono presenti angeli suonatori o occupati a reggere un drappo. Verso la fine del secolo fa la sua comparsa il gruppo sovrastato dal Padre e dallo Spirito Santo. Rispetto agli esempi precedenti, Gentile elimina qualsiasi struttura architettonica, ponendo la scena in un aureo paradisoche avvolge e domina il cosmo tolemaico, con i suoi giri di stelle, il sole e la luna e la ghirlanda di serafini fiammeggianti. Dal punto di vista figurativo si può individuare un precedente nella miniatura di Michelino da Besozzo sul frontespizio dell'Elogio funebre di Gian Galeazzo Visconti del 1403; ma è tutta di Gentile da Fabriano la sintesi personale dell'Assunzione e dell'Incoronazione., attinte dalla liturgia, probabilmente suggerite al pittore da qualche religioso dell'eremo. Nessuno dei due episodi ha fonti scritturali e si appoggia solitamente a versetti di salmi (XX, XLIV) o al Cantico dei Cantici, ma anche al responsorio della Vigilia dell'Assunta, antifona presente anche tra quelle proposte per le Lodi nell'Officium Beatae Virginis del breviario di San Francesco. I testi, che impreziosiscono il manto della Vergine e di Cristo sono desunti da Matteo (16,24), da Giovanni (8,12), dall'Apocalisse (21,6) e da brani di inni mariani di grande tradizione; tuttavia solo un'indagine approfondita negli innari francescani potrebbe permettere l'individuazione di un componimento perfettamente corrispondente; va notato infine che almeno una parte dei versi sembra derivare da una celebre sequenza di Adamo di San Vittore composta per l'Assunzione di Maria, mentre l'invocazione sul velo si può accostare alla prima parte della sequenza Regina Coeli, lectare alleluja, presente nel breviario delle feste mariane.

Soggetto:

incoronazione di Maria Vergine tra santi e profeti

Estensione:

altezza: cm 157.2; larghezza: cm 79.6

Materia e tecnica:

tavola/ pittura a tempera

Data di creazione:

1410 ca. - 1412 ca.; sec. XV; 1410 - 1412

Ambito geografico:

Pinacoteca di Brera, via Brera, 28 - Milano (MI), Italia, inv. Inv. Nap. 691 - proprietà Stato: Pinacoteca di Brera

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Condizioni d'uso della risorsa digitale:
Con attribuzione, no opere derivate, senza riuso commerciale
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Riferimenti

È riferito da: scheda ICCD OA: 0300180359-1

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Fonte dati

MuseiD-Italia / Collezione pittura dal XIV al XVII secolo - collezione

Identificatore: work_28820

Diritti

Condizioni d’uso del metadato: Pubblico dominio

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