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Madonna col Bambino, san Giovannino, santa Caterina d'Alessandria e altri santi

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MADONNA CON BAMBINO E SANTI
DIPINTO

Tipo:

Opere; DIPINTO; Oggetto fisico

Categoria:

Opere d'arte visiva

Autore:

Mantegna Andrea (1431 - 1506)

Il dipinto proviene dalle collezioni sabaude, ed è rintracciabile nell'inventario del Palazzo Ducale di Torino redatto da A. Della Cornia nel 1635 (S. Pinto 1994, n. 123): galleria del palazzo di S.A.R. (...) - Nella parete di d.a galleria verso l'anticam.a cominciando dalla (testa della galleria verso la banda di M. Reale) (...) - Nel 9° Quadro - La Madonna col velo nero, e 'l Bambino, che le tiene un braccio al collo, e 6 altre 1/2 figure in tavola - Di Andrea Mantegna, antico - Buono - p. 1-2, p. 1-6>>. Si suppone che la tavola appartenesse "...alle vecchie collezioni di casa (Savoia) che neppure le vicende burrascose degli anni di Carlo III avevano definitivamente disperso...", tanto che il dipinto viene "...apprezzato vistosamente da un pittore franco-piemontese..." che adatta la composizione di questa Sacra Conversazione ad una pala a figure intere con l'aggiunta di angeli e di un paesaggio sullo sfondo; il dipinto, ora conservato a Vienna (Akademie der bildenden Kunste, Gemaldegalerie) è databile a "circa il 1500" (Romano, 1995, tav. 39). Ciò farebbe pensare ad una presenza della tavola torinese nelle collezioni sabaude prima del 1500 ca., e forse in qualche residenza oltremontana della corte sabauda, prima che a Torino. Nell'inventario successivo delle collezioni d'arte del Palazzo Ducale di Torino, quello redatto nel 1682 da M. Allemandi (Pinto 1994, n. 80), l'opera è attribuita a Giovanni Bellini, e si trova nella ...picciola Galleria attigua al (Gabinetto della Camera del Letto di Fu M.R. Christina di Francia)>>. Quasi tutta la critica successiva è concorde nel ritenere l'opera autografa del maestro (Benna 1857; Baudi di Vesme 1899 e 1909; Yriarte (1901), autografo ma di media qualità; Fiocco, 1915 e 1937; Pacchioni 1932, 1938 e 1951; Gabrielli 1959, 1965 e 1971). Un'altra parte della critica ritiene si tratti di un'opera di collaborazione fra il Mantegna ed un altro pittore: Callery (1859) sostiene che fu iniziata dal maestro perchè alcune parti hanno un merito superiore, in particolare le figure di sant'Anna e di san Giuseppe, di una finezza estrema, mentre altrove coglie una durezza che non appartiene allo stile maturo dell'artista; Crowe-Cavalcaselle (1871) pensano ad una parziale esecuzione del Caroto; si consolida ancora questa opinione - disegno e parte dell'esecuzione di Mantegna e interventi di un assistente - con Paccagnini (1961); Ragghianti (1962); Camesasca (1964); con i curatori dell'allestimento del 1991, M. di Macco e S. Pinto; Romano (1995). A parte i giudizi di Knapp (1910) che assegna l'opera ad un imitatore e di Gilbert (1962) che sembra scartarla come autografa perché "vuota", Lightbown (1986) non appoggia nè rifiuta l'attribuzione, ma afferma che per le non buone condizioni di conservazione della pittura originale sia difficile il giudizio e che nella peggiore delle ipotesi è un lavoro di bottega. Giovanni Agosti fra il 1993 e il 1997 si occupa del dipinto sulle pagine di "Prospettiva" ("Su Mantegna, 2 (All'ingresso della 'maniera moderna'", n.72, ottobre '93; "Su Mantegna, 6 (Lombardia)", n.85, gennaio '97) e poi nel volume monografico che raccoglie questi passati studi ("Su Mantegna, I", Milano 2205): egli propone di riconoscere nella tavola torinese il dipinto citato in una lettera che il 20 giugno 1480 il duca di Mantova Federico Gonzaga scrisse a Bona di Savoia, vedova del duca di Milano: in essa le prometteva di far eseguire da Mantegna, suo pittore di corte, "una Nostra Donna aut qualche altra cosa de longezza de uno brazo aut uno brazo e mezo". Per la particolare iconografia del Bambino con il piede appoggiato al braccio della madre, la tavola va datata agli anni ottanta del Quattrocento, ed in particolare prima del 1488, anno in cui questa invenzione mantegnesca risulta recepita dal veronese Francesco Bonsignori. Si pensa che la duchessa Bona abbia portato il dipinto con sé al suo rientro in Savoia nel 1495. Lightbown dice che gli studiosi datano unanimemente il dipinto alla tarda attività (c. 1493 per Camesasca; 1495 per Garavaglia 1967). Riguardo l'identificazione del santo barbuto con il libro come san Giuseppe, Lightbown non lo ritiene probabile per via dell'attributo del libro. ||BIBLIOGRAFIA AGGIORNATA VEDERE: A. De Nicolò Salmazo; De Biasi Failla, atti convegno

Soggetto:

MADONNA CON BAMBINO E SANTI

Estensione:

altezza: cm 61.5; larghezza: cm 87,5

Materia e tecnica:

TEMPERA SU TAVOLA

Data di creazione:

1480 - 1488, sec. XV, ultimo quarto; 1480 - 1488

Ambito geografico:

Palazzo dell'Accademia delle Scienze, Via Accademia delle Scienze, 6, TORINO (TO),inv. 177 (1952)

immagine

Condizioni d'uso della risorsa digitale:
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Riferimenti

È riferito da: scheda iccd OA: 01-00217076

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Fonte dati

MuseiD-Italia / Dipinti

Identificatore: work_27986

Diritti

Diritti: Ministero per i Beni e le Attività Culturali

Detentore dei diritti: proprietà Stato

Condizioni d’uso del metadato: Pubblico dominio

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