EDICOLA DI ETA' ROMANA DEL DIO SILVANO (monumento isolato per il culto, strutture per il culto)
Tipo:
monumento isolato per il culto; image
Categoria:
Monumenti archeologici
La località nota come "regione Maometto", così come l'idronimo situato nei pressi, "Rio Maometto", prendono il nome da un'edicola scolpita sulla parete N, a circa 3 m. dal suolo, di un grande masso erratico, che reca al suo interno una figura umana denominata nella tradizione locale "Maometto". La scultura a basso rilievo presenta una forma a tempietto di dimensioni pari a 0,80x0,65 m., la cui struttura architettonica è suggerita da un listello di base sul quale si impostano due colonnine con basi e capitelli appena abbozzati, sormontato da uno spazio triangolare frontonale di 0,18x0,65 m. Qui si osservano tracce di un'iscrizione latina fortemente abrasa. Nello spazio rettangolare dell'edicola, su una base quadrata, è raffigurato un personaggio maschile stante, vestito di corta tunica, trattenuta in vita da una cintura e clamide drappeggiata simmetricamente sui lati. La figura reca entrambe le braccia alzate e piegate verso l'alto; nella mano destra ha un sottile oggetto lungo ricurvo, nella sinistra un oggetto tondeggiante. Sul lato destro, ai piedi del personaggio, è raffigurato un animale, verosimilmente un cane, con lo sguardo volto in direzione della figura umana. La lavorazione è piuttosto essenziale mentre l'iconografia rimanda ad un ambiente tipicamente transpadano, con tratti non sconosciuti a quello italico. Nella prima edizione del bassorilievo, che si deve ad Augusto Doro (Doro 1947, pp. 15 ss), la figura del "Maometto" era identificata con il dio Vertumnus, personificazione del rinnovamento agricolo stagionale nella mitologia latina provinciale, spesso rappresentato in compagnia di un cane. L'ipotesi era suggerita dalla presenza delle abbreviazioni V(otum)...M(erito) e alla terza riga delle lettere V...NUS, integrate con Vertumnus. Il cane però accompagna generalmente anche il dio Silvano, una divinità agreste frequente nelle dediche rinvenute nelle regioni IX (Liguria) e XI (Transpadana). Per questo motivo e in base ad una diversa integrazione dell'iscrizione, con le sillabe VA davanti ad NO, Ferrua (Ferrua 1971, pp. 46 ss.) ha proposto piuttosto un'identificazione con quest'ultima divinità. Gli oggetti in mano al personaggio potrebbero essere quindi identificati con il falcetto e la fronda caratteristici della divinità. Il Carducci pensava di riconoscervi Giove Dolicheno che cavalca un toro. Si tratta di una divinità di origine asiatica, il cui culto si sviluppò specialmente nell'ambiente legionario e nei posti di frontiera romani, intorno al II secolo dell'Impero. L'ipotesi del Carducci sembra avvalorata da alcuni ritrovamenti effettuati sull'altura del masso erratico: una decina di monete, prevalentemente degli Antonini, e una piccola aquila di bronzo del tipo che si ritrova comunemente sotto le immagini del Dolicheno. Lo stato dell'iscrizione non fornisce dati utili ai fini della datazione su base paleografica; tuttavia l'epiteto "Deo" non sembra essere attestato sulle iscrizioni sacre, sia in ambito regionale che urbano, prima della metà del II d.C., per cui difficilmente il monumento potrebbe collocarsi prima di quel periodo
Lingua:
it
Soggetto:
strutture per il culto
Data:
metà Eta' romana imperiale
Copertura:
Piemonte (TO) - Borgone Susa
Ambito geografico:
- Borgone Susa (TO), Piemonte - Italia
Fonte:

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Fonte dati
Identificatore: 01 00043202
Citazione bibliografica: bibliografia di corredo: Barello, F. - Ferrero L. - Uggé S., 2013; bibliografia di corredo: Lanza, L. - Monzeglio, G., 2001; bibliografia specifica: Brecciaroli Taborelli, L., 1992; bibliografia di corredo: Fozzati, L. - Bertone, A, 1984; bibliografia specifica: Brecciaroli Taborelli, L. - Lucchino, M., 1984; bibliografia specifica: Ferrua A., 1971; bibliografia specifica: Doro, A., 1947; bibliografia specifica: Casalis, G., 1834
Diritti
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