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TANA BERTRAND (giacimento in cavità naturale, deposizione funeraria)

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Tipo:

giacimento in cavità naturale; image

Categoria:

Aree archeologiche

Situata sulle pendici del Monte Faudo (1149 m slm), che rappresenta il punto più alto nello spartiacque sinistro del torrente Argentina, la grotta si apre nel territorio di Badalucco, in località Bertrand, a circa 590 m slm, tra due affluenti minori del torrente Argentina, la Valle Merea, a nord, e la Valle del Rossi, a sud. L'ingresso, rivolto a nord ovest, si affaccia su una piccola piattaforma a strapiombo sulla valle; alto 1,50 m e largo 1,80 m, esso immette in un corridoio basso e stretto, lungo circa 2,53 m, alto 0,51 m e largo 0,48 m; da qui si accede all'ambiente principale, lungo circa 10 m, avente profilo piriforme. Il punto più vasto, localizzato verso il fondo, è largo 3,70 m e alto 1,22 m; esso si restringe bruscamente in un cunicolo di 14,60 m, largo appena 1,40 all'imbocco, che si conclude in due aperture di diametro inferiore a 0,50 m e che continuano in due fessure verticali e profonde. Il sito era già noto agli abitanti della zona nel XIX secolo e citato in alcune leggende raccontate nel paese di Badalucco, dove sono in uso espressioni quali "Vecchio come la Tana Bertrand"; il folklore locale voleva la grotta abitata da fantasmi, ombre di uomini del passato ivi periti al tempo di una grande guerra. Il sito fu esplorato ufficialmente per la prima volta da Dodero e Spagnolo, alla ricerca di coleotteri; alcuni oggetti, in seguito dispersi, furono raccolti all'inizio del secolo dal canonico Gramegna. Nello stesso periodo vennero pubblicati i risultati delle prime escursioni alla grotta, all'interno dell'elenco di Bensa, e ciò spinse una naturalista inglese, Grace Mary Crowfoot, a visitare a sua volta il luogo: giunta nel 1906 a Sanremo, iniziò l'anno successivo gli scavi nella grotta, aiutata dal parroco locale, padre Orengo. Come risulta subito evidente, anche grazie alle osservazioni di Issel, "the remains are prehistoric, probably of very late Neolithic or Early Bronze Age, but still anterior to that bitter struggle between their barbarian ancestors and the power of Rome which lives so strangely in the village memory". La studiosa operò assiduamente sul sito tra il 1908 ed il 1909, contando 31 giornate di scavo; la particolare collocazione della grotta, nonché la sua conformazione a collo di bottiglia rallentarono molto i lavori: si rinvennero resti umani e animali, due strumenti litici, punte e ornamenti in osso, perline. Le ossa raccolte furono portate al Museo Bicknell di Bordighera, centro culturale della zona e ritrovo per la cospicua comunità inglese della Riviera, mentre alcuni frammenti di cranio vennero inviati al Museo di Genova. Nel 1930 il dott. Gentile intraprese una nuova campagna di scavi, verificando e confermando in gran parte le misurazioni e le deduzioni della precedente ricercatrice; mentre la Crowfoot si era concentrata sulla parte terminale del primo cunicolo, presso l'ingresso alla camera, Gentile si spostò all'imboccatura dell'ambiente maggiore. Gli scavi, concentratisi nella parte più interna del primo cunicolo e in quella esterna della camera, non hanno messo in luce alcuna sequenza stratigrafica. L'analisi dei reperti rinvenuti lascia ipotizzare che la grotta fu utilizzata durante l'Eneolitico esclusivamente a scopo sepolcrale, come sembra confermare la mancanza di resti ceramici

Lingua:

it

Soggetto:

giacimento in cavità naturale

Data:

Età del rame

Copertura:

Liguria (IM) - Badalucco

Ambito geografico:

- Badalucco (IM), Liguria - Italia

Fonte:

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Riferimenti

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Fonte dati

SIGECweb / Regione Liguria

Identificatore: 07 00309476

Citazione bibliografica: bibliografia specifica: Bensa P., 1900; bibliografia specifica: Crowfoot G. M., 1926; bibliografia specifica: Barocelli P., 1933; bibliografia specifica: Chiarenza N., 2006

Diritti

Diritti: proprietà privata

Condizioni d’uso del metadato: Con attribuzione, condividere allo stesso modo, riuso commerciale

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