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Artiglieria storica (colubrina moderna ordinaria 1693, art. napoletana)

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Type:

colubrina moderna ordinaria 1693, art. napoletana; image

Category:

Scientific instruments

Author:

Domenico Astarita (fonditore), Domenico Astarita (fonditore)

Colubrina moderna di bronzo ordinaria del regno di Napoli fusa nel 1693 da 25/47/32 libbre napoletane. Le fonti di corredo, (in allegato alla presente) riportano i principali dati: Calibro mm 135, Lunghezza dell'anima mm 3730, Lunghezza dal plinto di culatta alla bocca mm n.i., Lunghezza totale mm 4150, Peso bocca da fuoco 2757,540, Portata della palla kg 8.047;. La colubrina presenta scritte a impressione, bassorilievi, emblemi, stemmi, figure e decorazioni. Dalle fonti: «Non differisce dalle altre bocche da fuoco napoletane già descritte, né per le forme, né per la rozzezza del lavoro» cosa confermata. La Colubrina è infatti non dissimile al reperto antecedente di un anno (1692) catalogato al ICCD 00441169, (Codice Angelucci - nr 88 R.I. 1895; cod. pregr. 93 P90; AMA 05.08.0084). Le fonti di corredo al reperto sono molto interessanti introducono variegati piani di riflessione e considerazioni di merito che si prestano a specifici approfondimenti a livello multidisciplinare. Ad esempio, «per la parte artistica questa bocca da fuoco vale poco o nulla, non di meno serve per confrontare l'avanzamento dell'arte del fondere e del modellare degli artefici toscani di cui abbiamo nel museo pregevolissimi strumenti». Tali affermazioni sono di carattere manifatturiero ed estetico. - Parte costruttiva: Effettivamente vi sono oggi in seno al MSNA reperti di manifattura toscana, ma l'appunto del tutto generico agli artefici toscani che tipo di rimando è? Ordunque è corrobarato da notizie in possesso dell'anonimo schedatore a noi sconosciute? Il compilatore della scheda originale (di cui purtroppo come ricordato, si è smarrita la copia manoscritta), sostiene una sorta di riconducibilità “toscana” dell'autore materiale della fusione ciò detto, che tipo di attendibilità ha l'affermazione «confrontare l'avanzamento dell' arte del fondere e del modellare»? Inoltre, tali asserzioni si riferiscono alla tipologia dei metodi di fusione o alle caratteristiche balistiche del reperto? Non vi è possibilità in questa sede di affrontare un ampia valutazione sulla tecnica esecutiva. Sappiamo che la colubrina in oggetto ha dimensioni e peso maggiori di quella coeva già catalogata, il riferimento specifico di questa affermazione dev'essere oggetto quindi di ricerca balistico-costruttiva, ovvero, cosa comporta dal punto di vista costruttivo l'asserzione “sull'arte del fondere il metallo” in quest'epoca e, soprattutto, in questo caso specifico. Le fusioni avvenute presumibilmente a Napoli non si contraltano necessariamente al rimando alla “scuola toscana”, ciò è dato dalla certezza dell'esistenza storica di più scuole, e a tale riguardo, esclusivamente per attenerci alle collezioni museali, si ricordi la scuola di fonditori toscani già censita nel catalogo, della quale vi sono opere anche antecedenti alla data di fusione della colubrina in oggetto. Si veda a riguardo a titolo di raffronto, l'opera del fonditore fiorentino Cosimo Cenni (1633), già oggetto di catalogazione (Cfr. ICCD 00441159; ICCD 00441161). Quanto al fonditore, siamo certi che Domenico Astarita fu l'autore-costruttore della colubrina, questa paternità è dimostrata dalla firma riscontrabile sul reperto e dalla data apposta, partendo dunque da questo assunto, è interessante sottolineare quanto segue. Egli nacque verosimilmente mezzo secolo prima di tale Giuseppe Astarita, («attivo a Napoli tra il 1745 e il 1774 - del quale - si ignorano i dati anagrafici» in DBI TRECCANI), come sottolineato nella scheda del reperto coevo. Il Giuseppe fu probabilmente un esponente postumo della stessa famiglia di artisti costruttori, e la sua attività è certa nell'area di Napoli (vedesi i mss “guida di Napoli” (Sigismondo 1788) e Signorelli (1798) sempre in DBI. Del Giuseppe abbiamo tra l'altro, opere in muratura anche censite nel catalogo nazionale cfr ICCD 00518013. Allo stato attuale della ricerca catalografica del Museo, non risultano a suo nome opere in bronzo da guerra. Per quanto sopra, al momento, non abbiamo nessuna risultanza che questa supposta famiglia di costruttori fosse riconducibile alla scuola toscana. Si parta da questo assunto per una ricerca biografica peculiare che possa dirimere questa e altre ipotesi. Per ciò che riguarda la cosiddetta “parte artistica”, questa bocca da fuoco, è qui definita dallo schedatore moderno (?), paradossalmente e senza mezze misure: un manufatto di poco conto «poco o nulla». Come si evince anche dai reperti sopracitati del Cenni, o nel raffronto con altri coevi o a cavallo tra i sec XVII e XVIII, è possibile osservare effettivamente sul piano estetico degli esemplari di miglior fattura o di estrema bellezza (vedesi più approfonditamente il Fondo di Artiglieria storica finora pubblicato su ICCD), anche se il fattore estetico dev'essere supposto ad un giudizio più sobrio e soppesato rispetto alle capacità stesse del costruttore. Mitigato alla luce di più fattori incidenti, quali ad esempio, alcune scelte che possono non prevedere estetismi importanti per “visione politica” del committente o per costi che ne conseguivano (e che non sono in questo caso, oggetto di ricerca). Si veda, solo a titolo informativo in funzione artistica, le opere del Domenico già catalogate come ad esempio l'Altare (ICCD 4385697). Detto ciò troveremo in questo reperto una serie di iscrizioni e stemmi che non si riscontrano nella colubrina coeva (ICCD 00441169), che se da una parte condividono una supposta semplicità (“rozzezza”) estetica e un richiamato “minore valore artistico”, hanno altresì dall'altra, un preciso rilievo dal punto di vista diplomatico-araldico. Ovvero perchè vi sono queste differenze? Si veda nello specifico, per una panoramica più generale

Language:

it

Format:

mm, altezza: /; larghezza: /; profondità: /; diametro: 135; circonferenza/perimetro: /; lunghezza: 4150; spessore: /; peso: 2757,5; capacità: /; varie: /

Material and technique:

bronzo fusione

Date:

ultimo quarto XVII sec.

Coverage:

Piemonte (TO) - Torino

Spatial coverage:

-

Source:

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immagine

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