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Madonna col Bambino

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Madonna con Bambino e angeli
DIPINTO

Tipo:

Opere; DIPINTO; Oggetto fisico; ambito toscano pregiottesco; Cimabue; Maestro della Pala Rucellai

Categoria:

Opere d'arte visiva

Autore:

Duccio di Buoninsegna (notizie dal 1278 al 1318)

Nel Cinquecento il quadro servì come tavola preparata per una pittura manierista di scuola del Pontormo; ancora in queste condizioni fu acquistata (data e acquirenti sono sconosciuti) a Firenze presso l'antiquario Pavi che la possedeva dal 1910. Liberata dalla ridipintura cinquecentesca prima del 1920 circa (fu sequestrata a Milano in quell'anno per sospetta provenienza illegale, mai confermata dall'autorità giudiziaria e depositata presso la Pinacoteca di Brera), a restauro ultimato passò nella collezione di Egidio Paoletti a Firenze e poi in quella dell'industriale romagnolo Giuseppe Verzocchi (1887 - 1970) a Milano. Valentino Pace ritiene che il dipinto fosse già di proprietà Verzocchi quando venne sequestrato, in quanto nel maggio 1920 sulla rivista "Emporium" si leggeva che per l'inconsistenza dei sospetti sull'illiceità della provenienza "il quadro tornerà quanto prima al fortunato suo ultimo proprietario, il signor Giuseppe Verzocchi di Milano che lo ha comperato per 350.000 lire"; nell'articolo si riferiscono inoltre le dicerie sul dipinto "sequestrato nello studio di un noto restauratore" e del suo originario trafugamento "da un convento nei pressi di Firenze" (Valentino Pace, "Da Duccio alla pittura italiana di metà XX secolo: Giuseppe Verzocchi, collezionista e mecenate del XX secolo", p.594 e p.598 nota 3, in A. Calzona e M. Mussini, a cura di, "Immagine e ideologia. Studi in onore di Arturo Carlo Quintavalle", Milano 2007, pp.594-598). Il dipinto fu rivenduto da Verzocchi per 700.000 lire a Carlo Balboni, un antiquario "o piuttosto, mediatore che subito tentò di esitarlo sul mercato estero, esportandolo a Vienna e poi riportandolo in Italia dive, con disinvoltura, si impegnò alla sua vendita: prima con l'avvocato torinese Gualino, poi con il mediatore di un non meglio identificato museo di Boston (verrebbe da pensare all'Isabella Stewart Gardner, con Berenson Quindi venne esposta per qualche tempo nel Museo di Vienna (nel 1924 risulta proprietà del governo austriaco) e poi, per interessamento del governo italiano, fu acquistata dall'avvocato Gualino nel 1925 ("La Collezione Gualino", Torino-Roma 1926, tav. I; "Alcune opere della Collezione Gualino esposte nella R. Pinacoteca", catalogo della mostra tenutasi in Galleria Sabauda nel 1928, Milano-Roma 1928, tav. 6; La citazione dei restauri del 1920, rimozione della ridipintura cinquecentesca, del 1935 e del 1950 sono riportate da R. Tardito Amerio, "La Galleria Sabauda", Torino 1984, t. XLVI. La studiosa aggiunge che nel 1983 il dipinto è stato restaurato da Aghetta, mentre S. Perugini, schede filemaker, informa che questo restauro ha interessato solo la cornice, vedi CO, STCS; per le precisazioni sull'epoca del restauro, sulla proprietà austriaca del 1924 e per le informazioni sul Verzocchi vedere V. Pace 2007). Circa la "riscoperta del Duccio" sottostante la ridipintura cinquecentesca, Pace riporta che tale riscoperta fu accreditata dalla stampa del tempo all'antiquario fiorentino Stefano Bardini; tuttavia in nota chiarisce che "nei recenti studi sulla vita e sull'attività del Bardini antiquario e collezionista non lo si connette con le vicende di questo dipinto" e inoltre che "viene comunque da dubitare che davvero di lui si sia trattato perchè al suo occhio di conoscitore difficilmente sarebbe sfuggita la qualità di un quadro e il suo valore economico, ben superiore alla cifra del suo acquisto da parte del Verzocchi" (V. Pace 2007, p.594 e p.598, nota 2). L'opera entrò dunque nel 1925 a far parte della collezione di dipinti, sculture, oreficerie, mobili antichi, reperti archeologici e altri manufatti preziosi raccolta dall'industriale e mecenate piemontese Riccardo Gualino (Biella 1879 - Firenze 1964). La tavola venne esposta nella casa torinese dei Gualino in Via Bernardino Galliari. Gualino in "Frammenti di vita" (R. Gualino, "Frammenti di vita", Milano 1931, ristampato in "Frammenti di vita e pagine inedite", Roma 1966, p. 106) nelle pagine dedicate al teatrino della sua abitazione, la ricorda con alcuni altri capolavori (le due tavole di Lorenzo Veneziano, la Madonna già attribuita a Cosmè Tura, Venere e Marte di Veronese, le oreficerie) "opportunamente messi in rilievo" ("Dagli ori antichi agli anni Venti. Le collezioni di Riccardo Gualino", catalogo della mostra, Torino 1982, p.35). ||Nel 1926 e nel 1928 era ancora attribuita a Cimabue da Lionello Venturi che - come la maggioranza degli studiosi - affermava essere "della medesima mano della Madonna Rucellai in S. Maria Nuova a Firenze...considerata opera di Duccio o Cimabue... Oggi (quando Venturi scriveva) prevale l'attribuzione a Cimabue, che viene estesa al quadro esposto". Nel 1930 Riccardo Gualino - in seguito al successo riscosso dalla esposizione di parte della sua collezione in Galleria Sabauda due anni prima - decideva di donare alla Galleria una cospicua parte di quelle opere, fra cui questo dipinto. L'opera veniva registrata con attribuzione a Cimabue. ||(continua in AN, OSS)

Soggetto:

Madonna con Bambino e angeli

Estensione:

altezza: cm 157; larghezza: cm 86; altro: cm misure con cornice: 180 x 112 x 10

Materia e tecnica:

tavola/ pittura a tempera; tavola/ doratura

Data di creazione:

1285, sec. XIII, ultimo quarto

Ambito geografico:

Palazzo dell'Accademia delle Scienze, Via Accademia delle Scienze, 6, TORINO (TO),inv. 10 (1952)

immagine

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Riferimenti

È riferito da: scheda iccd OA: 01-00217066

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Fonte dati

MuseiD-Italia / Dipinti

Identificatore: work_27976

Diritti

Diritti: Ministero per i Beni e le Attività Culturali

Detentore dei diritti: proprietà Stato

Condizioni d’uso del metadato: Pubblico dominio

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