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Il principe Tommaso di Savoia Carignano

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Ritratto equestre
DIPINTO

Tipo:

Opere; DIPINTO; Oggetto fisico

Categoria:

Opere d'arte visiva

Autore:

Van Dyck Anton (1599 - 1641)

Tommaso Francesco (1596-1656) ultimo figlio maschio del duca sabaudo Carlo Emanuele I e di Caterina Micaela d'Austria, ebbe il titolo di Carignano dal padre nel 1625, divenendo così il capostipite del ramo Savoia-Carignano; intrapresa la carriera militare sin dall'età di 16 anni, nel 1616 fu insignito del collare della Santissima Annunziata e nel 1626 ottenne il grado di luogotenente generale e venne nominato governatore della Savoia. Dal momento in cui suo fratello maggiore Vittorio Amedeo I divenne duca (1630) Tommaso, diffidando della sua politica filo-francese, decise di partire per le Fiandre per servire come generale dell'armata spagnola (1634-1639). Il 1° dicembre 1633 - alla morte dell'arciduchessa Isabella d'Austria, governatrice dei paesi Bassi oltre che zia materna di Tommaso - egli venne nominato dal re di Spagna Filippo IV governatore ad interim di quel paese, finchè il fratello cadetto del re, il cardinal-infante Ferdinando, gli subentrò nel novembre del 1634. Fu durante questo arco di tempo che Tommaso ordinò due ritratti della sua persona a Van Dyck che proprio tra la primavera del 1634 e quella dell'anno successivo tornò in patria dall'Inghilterra, dove dal 1632 ricopriva il ruolo di pittore di corte di Carlo I d'Inghilterra. Il fatto è testimoniato da una "quittanza" datata 3 gennaio 1635 e riprodotta in fac-simile dal Vesme (Van Dyck peintre de portraits des princes de Savoia avec le Fac-Similé d'un Autographe inédit de l'Artiste, in "Miscellanea di Storia Italiana", tomo XXIV, 1885, frontespizio; Idem, Catalogo della Regia Pinacoteca di Torino, Torino 1899, p. 29) in cui il pittore firmò la ricevuta di "sinque cento Pattaconi" per due ritratti del "signore Principe Tomaso [...] fatti di mia mano, l'uno a cavallo, e l'altro di meza postura": si tratta del ritratto ora conservato alla Gemäldegalerie di Berlino (inv. 782; Van Dyck. A complete catalogue, Yale University, New Haven, Londra 2004, p. 347, tav. III.124) e di quello in questione che, prima di giungere in Galleria Sabauda, ebbe una lunga serie di spostamenti (Vesme 1899, p. 29; Ang. Griseri, scheda, in Diana Trionfatrice. Arte di corte nel Piemonte del Seicento, catalogo della mostra, Torino 1989, p. 23): dopo una prima permanenza a Torino, passò al palazzo dei Soissons a Parigi, dove venne registrato nel 1656; venduto, fu recuperato e riportato a Torino nel 1694 dal figlio del principe Emanuele Filiberto di Carignano; il figlio di questi, Vittorio Amedeo Luigi, lo donò poi a suo cugino il Principe Eugenio (1663-1736) che, intorno al 1730, lo trasportò nel suo palazzo di Vienna. Eugenio a sua volta lo lasciò alla nipote Maria Anna Vittoria, sposa del duca di Sassonia, che lo mise in vendita. Acquistato dal re Carlo Emanuele III nel 1742, fece definitivamente ritorno a Torino dove trovò un posto d'onore in Palazzo Reale: nel 1754 (Musei d'Arte a Torino. Cataloghi e inventari delle collezioni sabaude, fasc. III, p. 4, n. 27) e poi nel 1822 (Griseri 1989, p. 23) lo troviamo infatti inventariato nella galleria del Daniel, assieme all'altro prestigioso dipinto del Van Dyck, il ritratto dei tre figli di Carlo I d'Inghilterra. Nel 1832 passò alla Galleria Sabauda. ||É stato più volte sottolineato che si tratta di un ritratto che Tommaso, per immortalare il proprio potere, volle "fastoso, abbagliante, svavillante" (C.E. Spantigati, scheda in Anton Van Dyck, riflessi italiani, catalogo della mostra a cura di M.G. Bernardini, Milano 2004, p. 170) e con una meticolosa ostentazione di particolari che mettessero in risalto il suo ruolo politico e la sua carica di reggente: il bastone del comando, l'armatura di fattura spagnola, come di razza spagnola - precisamente andalusa - è il cavallo, mentre l'unico legame col ducato sabaudo è la medaglia dell'Annunziata portata al collo. Ma è stato anche sottineato come, a dispetto di tutti questi particolari allusivi che ne fanno "un'icona del potere", il ritratto manchi di quell'aspetto autorevole che avrebbe dovuto spettargli: "le regard du prince révèle que son intelligence n'est pas à la mesure de son ambition"; Van Dyck, artista troppo perspicace per volerci convincere che il modello era davvero un grand'uomo, consegnò così alla storia un principe che non era all'altezza delle proprie ambizioni (Egerton 1999, p. 275). ||(segue in OSS)

Soggetto:

Ritratto equestre

Estensione:

altezza: cm 315; larghezza: cm 236

Materia e tecnica:

OLIO SU TELA

Data di creazione:

1634 - 1634, sec. XVII, secondo quarto; 1634

Ambito geografico:

Palazzo dell'Accademia delle Scienze, Via Accademia delle Scienze, 6, Torino (TO),inv. 743 (1952)

immagine

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Riferimenti

È riferito da: scheda iccd OA: 01-00217067

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Fonte dati

MuseiD-Italia / Dipinti

Identificatore: work_27977

Diritti

Diritti: Ministero per i Beni e le Attività Culturali

Detentore dei diritti: proprietà Stato

Condizioni d’uso del metadato: Pubblico dominio

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