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Storie di Costantino e Papa Silvestro

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architrave

Tipo:

Opere; architrave; Oggetto fisico

Categoria:

Opere d'arte visiva

Autore:

Guglielmocerchia

Architrave a rilievo.
L'architrave, giunto in Camposanto nell'agosto del 1810 (LASINIO 1811a, 1811b; LASINIO 1820), fu collocato nella galleria Nord. Secondo ROSINI 1816a e DA MORRONA 1816, sul rilievo stavano appoggiati due capitelli medievali [09/00235604] e [09/00235605], due frammenti di urne etrusche (09/00235755, 09/00235770) e due teste femminili romane (09/00235641, 09/00235708; ma una delle due era trecentesca); in ROSINI 1816b mancano il capitello [09/00235604] e le due teste; quindi, secondo ROSINI 1829 e LASINIO 1831, troviamo sull'opera: una presunta ara pagana [09/00235621], due protomi reggiarcata [09/00235602], il capitello [09/00235605] e un secondo capitello [09/00235615]. L'opera, anche per la sua mole, non verrà più spostata fino al 1935, quando giunse al Museo dell'Opera (Sala del Grifo), nel Palazzo dell'Opera (CARLI 1935a). Nel dopoguerra rientrò in Camposanto, appoggiato su due leoni con prede reggiarcata [09/00235597] (FELICI 1963). Nel 1986, fu portato nel Museo Nazionale di S. Matteo ed esposto nell'ala E del chiostro. L'architrave originariamente si trovava nel portale centrale di facciata della chiesa pisana di S. Silvestro (un'idea si può avere dal disegno di TRONCI 1643). L'edificio ha subito restauri nel '300 e fu ridotto allo stato attuale nella seconda metà del '700, quando, con le alienazioni leopoldine, divenne conservatorio femminile (oggi, dell'impianto della seconda metà del XII secolo, restano le colonne con capitelli all'interno, con basi figurate, e parte degli esterni, più un capitello in mostra [09/00553109]). Tra 1770 e '72, su disegno di Francesco Quarantotti, Operaio della Primaziale, fu rifatta la facciata (BLASI 1973) e l'architrave fu, quindi, trasportato in Camposanto, nell'agosto del 1810 (LASINIO 1811a, 1811b; LASINIO 1820). L'opera si presenta in pessime condizioni di conservazione, con una frattura verticale presso il bordo destro e la superificie scultorea erosa, oltre alla perdita di 25 teste su 46 e all'abrasione di 6 corpi. L'architrave, secondo una soluzione unica nella regione, presenta le storie disposte su due fasce; è innegabile la derivazione dai sarcofagi tardoantichi e paleocristiani ma un modello sono anche i più vicini pulpiti della regione, il cui archetipo, quello di Guglielmo, presentava i plutei divisi in due. Altro elemento che lo distingue è la presenza di un gran numero di episodi illustrati (un caso analogo è nell'architrave con Storie del Battista nel portale Est del Battistero pisano); opere tipologicamente affiancabili sono i paliotti d'altare istoriati, un cui esemplare, già ricordato da BIEHL 1910, con Storie di S. Margherita, disposte su due strisce, di influsso antelamico, sta nella pieve di Fornovo (PR). I cicli silvestriani più utili per un confronto iconografico con l'architrave sono a Roma (mosaici dell'architrave del Portico di facciata a S. Giovanni in Laterano, 1159-81; pitture nella cappella dei Ss. Quattro Coronati, 1246-48) e a Tivoli, affreschi nell'abside della chiesa di S. Silvestro (datati tra la metà del XII secolo e i primi del Duecento). Dal confronto con i cicli figurati e con le varie fonti (Actus S. Silvestri, il più tardo Constitutum Constantini, interpolati dalla prima metà del secolo XII e sfociati con l'Inventio Verae Crucis, nella vita di S. Silvestro della Leggenda Aurea) possiamo identificare gli episodi rappresentati sull'architrave pisano: 1), a sinistra della fascia superiore, vediamo Costantino, malato di lebbra dopo aver ordinato la persecuzione dei cristiani. Nella 2), all'imperatore dormiente appaiono in sogno Pietro e Paolo che lo benedicono per il gesto di clemenza e gli consigliano come rimedio il battesimo da Silvestro. Nella 3), Costantino ordina a due messi che gli sia portato Silvestro. Nelle scene 4) e 5), che non presentano soluzione di continuità, si inverte la disposizione, per cui, cronologicamente viene prima la 5), nella quale Silvestro viene portato via dal Monte Soratte; quindi la 4), dove il santo è al cospetto dell'imperatore seguito da un messo e da un diacono con un libro. Le ultime tre scene hanno come fonte il Constitutum Constantini e si trovano solo nel grande ciclo dei SS. Quattro Coronati, che ha in piÊ ¹ i due messi inginocchiati davanti al santo ma non Silvestro davanti a Costantino, attestata solo a Pisa, forse per far ritrovare allo spettatore Costantino in trono che funge, con la sua continua presenza, da incipit di ogni episodio e ne scandisce la successione. Dunque, la divisione in due fasce, oltre che al gran numero di episodi da illustrare, è funzionale anche al messaggio dall'opera, che abbisognava della messa in evidenza di un mondo senza e con la fede. La fascia inferiore si apre con la scena 6), dove Costantino riconosce nell'effigie dei SS. Pietro e Paolo mostratagli da Silvestro e da un suo assistente, i due personaggi apparsigli in sogno e da lui creduti maghi: è il primo passo sulla strada della conversione. (continua in OSS).

Soggetto:

Storie di Costantino e Papa Silvestro

Estensione:

altezza: cm 75; profondita': cm 38; lunghezza: cm 302

Materia e tecnica:

marmo bianco

Data di creazione:

sec. XII; 1175 - 1199

Ambito geografico:

Museo Nazionale di S. Matteo, Museo Nazionale di S. Matteo, Lungarno Mediceo, Pisa (PI) - chiostro, inv.

immagine

Condizioni d'uso della risorsa digitale:
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Riferimenti

È riferito da: Scheda ICCD OA: 09-00235594

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Fonte dati

MuseiD-Italia / Museo Nazionale di San Matteo

Identificatore: work_57256

Diritti

Detentore dei diritti: proprietà privata, Opera del Duomo

Condizioni d’uso del metadato: Pubblico dominio

  • Pico
  • Mets
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