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Asteria trasformata in Maddalena pentita

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dipinto

Tipo:

Opere; dipinto; Oggetto fisico

Categoria:

Opere d'arte visiva

Autore:

Mehus Livio (1630 - 1691)

La provenienza del rame insieme all'analogo dipinto formante con esso un pendant (vedi scheda 09/00189470) dalla Villa medicea di Castello, sede di parte delle multiformi collezioni del Gran Principe Ferdinando, appassionato amatore dei dipinti dell'artista fiammingo, può indurre ad avanzare l'ipotesi che i quadretti già nella collezione del Borro, appartenessero a quel nutrito ventaglio di opere mehusiane che l'illustre mecenate accanitamente ricercava con speciale predilezione per il piccolo formato. In ragione dei dati così spiccatamente correggeschi nella tipologia e nelle posizioni aggraziate delle figure e per la fluidità delle forme che mantengono comunque la loro compattezza senza sfrangiarsi e dissolversi in parvenze corrusche, proprie della pittura del Mehus dopo il 1670 ca. si propende per una datazione che s'aggira intorno agli anni 1660-65, periodo nel quale è stato ipotizzato, se non proprio un suo viaggio a Parma, una rivisitazione dell'opera correccesca con precisa attenzione alla resa degli affetti e delle espressioni (Gregori, 1978). Il rame ha subito una trasformazione di soggetto, dal mitologico amore di Giove e Asteria derivato dalle Metamorfosi di Ovidio (IV, 108), fonte inesauribile di temi per l'arte del Cinque- Seicento, alla rappresentazione dell'estasi della Maddalena, ma è ancora riconoscibile dalla presenza dell'aquila (metamorfosi usata da dio per ingannare la ritrosa fanciulla) e dei leziosi cherubini sullo sfondo più credibili come amorini testimoni d'un amore licenzioso che come messi celesti incaricati di condurre all'estasi mistica l'anima della Santa. La donna di aspetto fresco e giovanile, riversa in un inconsapevole abbandono, tiene fra le mani poco convincenti simboli di contrizione. La croce redentrice è posta nell'erba fra i fiori e la lacera stuoia, tormentato giaciglio della penitente, che è diventato qui un prezioso drappo rosa dei morbidi riflessi serici. I veli trasparenti che ricoprono il corpo della Santa e degli angeli sono probabilmente anch'essi frutto della successiva revisione. Il pendant con precisa allusione all'eros carnale -i sensuali 'amori di Giove'- si opponeva per diversi motivi all'arte controriformata seicentesca: i tetti pagani secondo la precettistica contemporanea non avevano nessun potere didattico e invece di elevare l'animo del riguardante alla comprensione delle verità religiose lo deviavano verso favole allettanti e dannose. La figura della Maddalena che proprio in questo secolo acquista l'ambiguo significato di santa e peccatrice, si prestò assai bene mediante l'aggiunta di qualche velo e attributi a censurare rappresentazioni licenziose di carnalità. Anche dal punto di vista iconografico sia le scene mitologiche degli 'amori di Giove' a partire da Correggio e da Tiziano sia la rappresentazione della Maddalena in estasi presupponevano lo stesso prototipo nelle veneri o figure muliebri giacenti di provenienza classica. Il risultato quindi anche se poco convincente appare in qualche modo plausibile tanto da accontentare superficiali scrupoli religiosi. La scena dell'abbandono mistico della Santa nelle misericordiose braccia divine durante il ritiro espiatorio nel deserto soddisfaceva pure il desiderio di contrizione e penitenza, tipico di certa bigotteria secentesca, finalizzato al procacciamento della beatitudine celeste.

Soggetto:

Asteria trasformata in Maddalena pentita
Soggetti sacri. Personaggi: Santa Maria Maddalena. Figure: cherubini.

Estensione:

altezza: cm 45.8; larghezza: cm 34.5

Materia e tecnica:

rame/ pittura a olio

Data di creazione:

1665 - 1665, sec. XVII; 1665

Ambito geografico:

Palazzo Pitti, P.zza Pitti, 1, Firenze (FI) - sala delle Allegorie,inv. Inventario Oggetti d'Arte, n. 516 (1911)

immagine

Condizioni d'uso della risorsa digitale:
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Riferimenti

È riferito da: scheda iccd OA: 09-00189470

È incluso da: Vedi la risorsa contenente

Fonte dati

MuseiD-Italia / Palazzo Pitti

Identificatore: work_64101

Diritti

Diritti: Ministero per i Beni e le attività Culturali

Detentore dei diritti: proprietà Stato

Condizioni d’uso del metadato: Pubblico dominio

  • Pico
  • Mets
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