Luigi Capuana, ritratto (positivo)
Tipo:
positivo /; image
Categoria:
Fotografie
Autore:
Giani, Giuseppe, Giani, Giuseppe
Lingua:
it
Soggetto:
Luigi Capuana, ritratto, Ritratto di Luigi Capuana seduto nell'atto di leggere il giornale, il braccio sinistro piegato e appoggiato alla gamba, il destro piegato a reggere il giornale (L'Attualità). il soggetto è ritratto in età avanzata, ha baffi e capelli canuti e indossa occhiali da lettura in metallo. Luigi Capuana, giornalista, drammaturgo, commediografo, critico, considerato come una delle figure centrali della letteratura italiana del secondo ottocento e del primo novecento, nasce a Mineo, in provincia di Catania, nel 1839, figlio primogenito di Gaetano Capuana e di Dorotea Ragusa. La famiglia Capuana possedeva notevoli proprietà terriere, amministrate con severità dal fratello maggiore del padre, Antonio, che era l’autorità morale dell’intera famiglia. Le due sorelle del padre, Marianna e Mimì, insieme alla mamma di Luigi, si occupavano dei problemi domestici sia in paese, che in campagna, nella grande villa di S. Margherita, dove tutta la famiglia si trasferiva nei giorni di vacanza e nei mesi autunnali della raccolta delle olive. Ebbe una giovinezza serena e una educazione alquanto tradizionale nel contesto della borghesia isolana. Tra i quattro e i dieci anni andò a scuola a pagamento da un maestro insieme ad altri dieci scolari. Passò poi a frequentare le scuole comunali di Mineo, gestite dall’ordine religioso dei gesuiti. Queste scuole comprendevano i corsi di «Grammatica, Umanità e Rettorica». Iscritto al corso di grammatica, Capuana non dimostrava entusiasmo per i nuovi studi. A dodici anni venne iscritto al Real Collegio borbonico di Bronte, uno dei collegi più noti e prestigiosi della Sicilia. Nel 1857 s'iscrisse alla facoltà di giurisprudenza dell'università di Catania. Gli anni che immediatamente seguirono - fino al 1863 - furono tuttavia caratterizzati dai primi contatti letterari nell'ambito cittadino, che indubbiamente lo confortarono nelle scelte immediate e lo indirizzarono verso un'esperienza artistica assai lontana dalla cerchia universitaria. Sta di fatto che il giovane Luigi subì notevolmente il clima politico di quegli anni, schierandosi decisamente nelle file del ceto borghese che fiancheggiava l'azione garibaldina e propugnava una soluzione unitaristica alla luce degli ideali patriottico-risorgimentali. Alla scelta politica si accompagnò una definitiva accettazione della vocazione letteraria. Nel 1861 componeva un dramma in versi, Garibaldi, improntato al clima romantico del tempo e dava inizio, dopo l'abbandono degli studi di giurisprudenza, a un'intensa attività poetica e alle prime esperienze nell'ambito del folklore siciliano alle quali l'aveva sospinto la calda amicizia di Leonardo Vigo, raccoglitore instancabile dei canti popolari isolani. Nel 1864 troviamo il giovane Luigi trasferito a Firenze, a spese della famiglia, protagonista della vita artistica della città, frequentatore assiduo del Caffè Michelangiolo e dei salotti letterari, ove si riunivano i nomi più illustri della cultura fiorentina e ove sarebbe approdato un altro suo insigne conterraneo: Giovanni Verga. Ben presto si guadagnò il posto di critico teatrale presso il giornale «La Nazione». Le ricche esperienze di vita di questi anni, la conoscenza diretta di nuove opere letterarie, in particolare dei romanzieri francesi Balzac e Flaubert, avevano intanto chiarito a Capuana la direzione da prendere come narratore. Proprio sulle colonne della Nazione appare nel periodo fiorentino la prima novella, Il dottor Cymbalus, Nel 1869, esaurito dal lavoro, decide il ritorno in Sicilia per motivi di salute, e nell'isola rimarrà per sette anni, trattenuto dalla morte del padre e dalla cura dei suoi interessi privati. Nel 1871 diviene ispettore scolastico e si dedica con passione ai problemi della istruzione obbligatoria; nel 1872 è eletto sindaco di Mineo e la sua attività di pubblico amministratore sarà così energica da fargli attribuire la meritata etichetta di De Pretis di Mineo. Nel 1875 ebbe inizio una relazione amorosa tra lui ed una ragazza analfabeta, Giuseppina Sansone, che era stata assunta dalla sua famiglia come domestica. Da questa relazione nacquero parecchi figli, che finirono però tutti all’ospizio dei trovatelli di Caltagirone. Non era infatti pensabile a quell’epoca che un rispettabile borghese riconoscesse come suoi i figli nati dalla relazione con una donna di bassa estrazione sociale. La “Beppa di Don Lisi” rimase con lui fino al 1892, quando, proprio per volontà dello scrittore sposò un altro uomo. Nel 1877 seguendo l'esempio del Verga, abbandona di nuovo la Sicilia, questa volta per Milano dove gli sembra concentrarsi la cultura più viva della nuova Italia. Si apre così nella vita di Capuana il periodo milanese che andrà dal 1877 al 1881 Lavoratore instancabile, diviene assiduo collaboratore del Corriere della Sera e la sua firma richiama progressivamente l'attenzione di un vasto strato di pubblico. Nell'82 è chiamato a Roma per sostituire Ferdinando Martini alla direzione de Il Fanfulla della domenica. Al giornale resterà circa due anni. A Roma nel 1895 conosce la giovane Adelaide Bernardini, che nel 1898 diviene sua moglie e compagna affettuosa degli ultimi anni. E a Roma ottiene l’incarico di letteratura italiana alla facoltà di Magistero. Nel 1902 è chiamato a coprire la cattedra di estetica e stilistica all'università di Catania, ormai celebrato come una delle glorie della cultura isolana fino alla morte, avvenuta nel 1915. A completamento dei cenni biografici relativi al soggetto e vista la tipologia del bene oggetto di catalogazione è opportuno aggiungere che Luigi Capuana fu anche un fotografo che qualcuno ha definito professionista o almeno non dilettante. Fin da 1862 fu una vera e propria passione a cui dedicò tempo e denaro, costruendosi perfino delle macchine. Nel 1880 si costruì un laboratorio fotografico organizzato, definendosi un «maniaco della camera oscura». Divenuto sindaco del suo paese, Mineo, costituì un archivio fotografico con le fotografie della città, a riprova del valore che egli dava all'immagine.Le poche foto di Capuana arrivate fino a noi, che lui stesso catalogava scrivendone i dettagli nel retro delle foto stesse ed in appositi registri con annotazioni attestano che siamo di fronte ad un fotografo che non possiamo definire "dilettante" sia per le conoscenze tecniche maturate sia per i risultati conseguiti. Inoltre e soprattutto l'approccio umorale, frutto di una tensione dialettica nella quale alterna esaltazione e malinconia, delinea un rapporto profondo con la fotografia che in qualche misura si contrappone alla sua stessa attività di scrittore. In pieno positivismo, che esalta la scienza ed il materialismo, Capuana indaga lo spiritismo, l'invisibile, l'aldilà. Anche se si trattava di una pratica comune in quei decenni, quella cioè di fotografare i morti affinché le famiglie potessero avere almeno un'immagine dei loro cari, specialmente dei bambini, data l'alta mortalità infantile, l'intento di Capuana, che produsse tante foto di defunti, compresa quella della madre, fu probabilmente quello di cogliere qualche indizio del mondo invisibile che si celava oltre la morte. Anche i ritratti costituirono un interessante banco di prova di un fotografo non più alle prime armi, basti pensare al ritratto sensuale, parzialmente di spalle, a mezza figura, della moglie Adelaide Bernardini del 1903 ma soprattutto a quello di Luigi Pirandello del 1884 che è sicuramente uno dei più intensi ed originali tra quelli dei fotografi che lo ritrassero. Ritrovate casualmente in un cassetto nel magazzino di un erede dello scrittore, sono riemerse 120 lastre di vetro negative inedite con scene contadine, ritratti e paesaggi siciliani
Formato:
BN; larghezzaxlunghezza; mm: mezza lastra
Materia e tecnica:
supporto primario carta albumina Da un'attenta osservazione delle caratteristiche della fotografia oggetto di catalogazione si deduce che si tratti con buona approssimazione di una stampa all'albumina. La superficie della fotoinfatti risulta lucida, l'immagine è sbiadita e vira al giallo e la carta su cui è stampata è molto sottile. La carta albuminata è una invenzione del 1850 e si deve a Louis Désiré Blanquart-Evrard. Essa sostituirà il precedente uso di carte salate per la stampa di positivi. Si utilizza il solo albume dell’uovo addizionato al cloruro di sodio (sale da cucina) e montato a neve. Questa operazione permette di separare l’albumina dalle altre proteine dell’uovo. Il liquido è filtrato e versato in larghe bacinelle su cui è poggiato delicatamente il foglio prestando attenzione che solo un lato s’impregni. I fogli una volta asciutti sono controllati, tagliati nei vari formati e messi in commercio. Prima di adoperarli per stampare, il fotografo mette a contatto il lato albuminato con una soluzione di nitrato d’argento e solo a questo punto la carta diventa sensibile alla luce. Le stampe sono poi virate all’oro, che permette di ottenere delle tonalità tra il bruno, il rosso e il porpora. Inoltre, la presenza di albumina rende lucida la stampa finale, ma nel tempo ne provoca l’ingiallimento. La carta impiegata era molto pura, compatta e sottile, talmente sottile che tendeva ad arrotolarsi, per questo veniva fissata su cartoncini. Rimarrà in uso fino agli anni Venti del Novecento con varie migliorie
Data:
inizio XX; 1905 - 1905
Copertura:
Sicilia (CT) - Catania
Ambito geografico:
biblioteca del Verismo - Fondo Luigi Capuana, Via Sant'Anna, 8 - Catania (CT), Sicilia - Italia
Fonte:

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Riferimenti
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Fonte dati
Identificatore: 19 00382197
Citazione bibliografica: bibliografia specifica: Vetro Pietro, Luigi Capuana la vita e le opere, studio editoriale moderno, Catania, 1922, p.273; bibliografia di confronto: Di Blasi Corrado, Luigi Caouana, originale e segreto, Catania, Cav. Giannotta Editore, 1968, p.289; bibliografia di confronto: Capuana Luigi in Dizionario dei Siciliani Illustri, Palermo, F. Ciuni Libraio editore, 1939 pp.97-98
Diritti
Diritti: proprietà Ente pubblico territoriale
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