Giuseppe venduto dai fratelli
Tipo:
Documenti sonori; Testimonianze; Registrazione sonora non musicale; Suono
Categoria:
Dialetti
Autore:
Curatore: Cappelli Piero, Curatore: Nuzzaco Francesco, Curatrice: Nuzzaco Clelia
Performer:
Narratore: Paciolla Pietro
L'audio fa parte del Fondo Cappelli-Nuzzaco, un'ampia antologia di registrazioni sonore raccolte tra il 1984 e il 1999 dagli studiosi Piero Cappelli, Clelia e Francesco Nuzzaco. Si tratta di una serie cospicua di rilevazioni sul campo nate dal desiderio di raccogliere e lasciare traccia delle tradizioni popolari locali e della narrativa popolare orale di Cassano delle Murge, fatta di fiabe, novelle, favole di animali, filastrocche, leggende, canti, stornelli, preghiere della devozione popolare e storie di vita. Il narratore di questa storia è Pietro Paciolla (1897-1990), intervistato tra l'ottobre 1984 e il dicembre 1989 in 13 sessioni, prevalentemente nella sua abitazione, in un contesto quindi familiare e confidenziale. Questa registrazione dal titolo "Giuseppe venduto dai fratelli" è tra i racconti più lunghi narrati dal Paciolla e riprende in chiave folclorica il racconto biblico tratto da Genesi 37:12-50, un "fatto non recente, lo sanno tutti", con delle varianti. Giuseppe, figlio del profeta Giacobbe, è il penultimo di dodici figli ed è il più amato dal padre tanto da provocare una profonda gelosia da parte dei fratelli pastori che arrivarono al punto di desiderarne la morte. Così un giorno escogitarono un piano: avrebbero dimenticato il pranzo a casa, costringendo Giuseppe a portarglielo e una volta giunto nei campi lo avrebbero ucciso. Visto in lontananza il fratello giungere con il pranzo, la paura ebbe il sopravvento e non ebbero il coraggio di ucciderlo ma, essendoci vicino un pozzo non molto profondo e asciutto decisero di buttarlo lì dentro, dopo avergli tolto le vesti e macchiate con il sangue di un agnello, di modo da far passare la scomparsa come un attacco da parte di una bestia feroce. Il padre, riconosciute le vesti dell'amato figlio, pianse la sua morte e si ammalò. Giuseppe in realtà venne salvato da dei mercanti provenienti dall'Egitto che lo vendettero come schiavo ad un signore che lo tenne con sé per alcuni anni, affezionandosi molto, anche contro il parere della moglie che, stanca della presenza di quel ragazzo, decise di denunciarlo come ladro e venne incarcerato. In carcere dopo alcuni giorni arrivarono due servitori del Faraone, un coppiere ed un pasticcere (nella Genesi vi è il panettiere ed il coppiere). Una notte, i due fecero ciascuno un sogno e la mattina seguente lo raccontano al loro compagno di cella, Giuseppe. Il pasticcere sognò degli uccelli che mangiavano le paste che portava nei canestri, il coppiere una coppa d'argento con del cibo che il faraone mangiò con molto gusto. Giuseppe sentenziò che il primo sarebbe morto e mangiato da degli uccelli, mentre secondo sarebbe stato liberato e ricondotto a palazzo. Così avvenne. Passarono dei mesi, il racconto si sposta nel palazzo, il Faraone una notte fece due strani sogni, in uno vi erano sette vacche grasse seguite da sette vacche molto magre, che pur mangiando le prime non ingrassavano; nel secondo sette spighe piene di grano ed altre sette vuote ed arse dal vento. Volendo conoscere il significato di questi sogni il Faraone richiede a palazzo qualcuno che sapesse interpretarli e così il coppiere si ricordò di Giuseppe. Dopo aver ascoltato il racconto dei sogni, Giuseppe spiegò che le sette vacche grasse e le sette spighe piene erano il simbolo dei sette anni di grande abbondanza che avrebbero investito tutto il paese d'Egitto, mentre le sette vacche magre e le sette spighe vuote i sette anni di carestia che avrebbero seguito questo periodo. L'interpretazione dei sogni e i consigli di Giuseppe colpirono il Faraone che decise di metterlo a capo di tutta l'operazione di raccolta nei depositi e distribuzione dei viveri durante gli anni di abbondanza e di carestia. Gli anni di carestia arrivarono anche in Egitto ed Giacobbe inviò i figli a recuperare dei sacchi di grano. Giunti ai depositi nessuno riconobbe il fratello Giuseppe che invece li riconobbe subito. Per vendicarsi fece riempire i sacchi non di grano ma di denaro e nel sacco del fratello più piccolo Beniamino fece mettere una coppa d'argento. Una volta partiti Giuseppe li accusò di essere dei ladri e mandò dei soldati a prenderli lungo la strada. Catturati, minacciò di incarcerare Beniamino e fu allora che confessò la sua identità agli altri fratelli, pregandoli di tornare dal padre e di dirli la verità. Dal racconto è stato tratto anche un film omonimo del 1960 per la regia di Irving Rapper, del quale la Mediateca Regionale Pugliese conserva il manifesto ed alcune fotobuste.
Soggetto:
Racconti popolari
Folclore
Fonti orali
Formato:
mp3
Estensione:
00:25:28
Data di creazione:
1985; 1985-02-22
Ambito geografico:
Museo del Territorio di Cassano e dell'Alta Murgia, via Maggior Turitto, 3 - 70020, Cassano delle Murge (BA), Puglia - Italia

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Fonte dati
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Identificatore: Puglia_Digital_Library_3233
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