Catacombe di S. Gennaro, Napoli
Tipo:
Oggetto fisico
Categoria:
Beni archeologici
Classificazione secondo la graduatoria Guida Rossa TCI: *
Vi si accede da un viale a sin. della chiesa del Buon Consiglio. È il complesso cemeteriale più importante dell'Italia meridionale. L'origine risale probabilmente a una tomba gentilizia che, ceduta alla comunità cristiana, venne trasformandosi in cimitero ufficiale e in centro religioso dopo che vi furono deposti S. Agrippino, vescovo di Napoli (sec. III), e il martire S. Gennaro (413-431 c.). La suddivisione su due piani risale al sec. IV, ma l'utilizzo come luogo di sepoltura si protrasse fino all'età ducale, epoca cui seguirono devastazioni. Per visitare il complesso si deve scendere una scala metallica e imboccare sulla d. un largo ambulacro, lungo il quale, in un cubicolo a d., è un arcosolio affrescato con le figure di S. Gennaro e le defunte Nicaziola e Cominia; è questa la più antica raffigurazione del santo e risale al sec. V. Da qui si inanellano successivi ambulacri e cubicoli sui quali si aprono serie di arcosolii decorati da affreschi databili V-VI sec. Attraverso un passaggio a tre archi, decorati da resti di affreschi, si passa in una grande basilica ipogea (m 50x12; fine sec. V), esempio unico nell'architettura delle catacombe, con motivi architettonici scolpiti nel tufo. Segue un altro passaggio a tre archi, con le colonne ricavate nel tufo. Più oltre, sulla d., è un'area cemeteriale, in cui la ricerca di una forma architettonica, ottenuta cavando nel tufo colonne e capitelli, fa pensare alla sepoltura di qualche importante personaggio. Da qui si sbocca in uno spazio rettangolare dove si diparte una scala che scende al piano inferiore. Presso la basilica è la cosiddetta cripta dei Vescovi, contenente otto arcosoli indicanti la sepoltura di vari vescovi di Napoli del sec. V; quattro di questi sono tuttora decorati da notevoli *mosaici (sec. V) raffiguranti i busti dei vescovi clipeati e circondati da tralci. Un corridoio porta a un ambiente, limitrofo alla basilica di S. Gennaro extra Moenia, che quando non esisteva l'ingresso moderno era il vero vestibolo del piano superiore; nella volta, resti di importanti affreschi del sec. II-III. Per tre archi, ricavati nel tufo, si esce sul viale che, fiancheggiando la citata basilica, conduce al piano inferiore. Si entra nella ipogea basilica di S. Agrippino, qui deposto nella seconda metà del sec. III; in alto, gli avanzi di un lucernario di forma conica lasciano scorgere le tracce di un colossale Salvatore fra due angeli. Dietro l'altare è un vano con l'urna che conteneva le reliquie del santo; a sin. dell'altare, tracce di una croce in bianco e verde e le lettere VIN («Jesus Christus VINcit»). Dietro l'altare, ricavata nel tufo, l'antica cattedra episcopale . Alla parete d., due arcosoli con pitture del sec. IX. Seguono, sulla parete, due personaggi con nimbo, uno in abiti pontificali con pallio e calzari bianchi, l'altro con veste lunga e piedi nudi. A sinistra si entra in una *sala, vestibolo della catacomba inferiore, l'ambiente più bello dell'intero complesso, sicuramente sorto come ipogeo gentilizio poi ceduto alla comunità cristiana. Ai lati erano i sarcofagi ricavati nel tufo; le tombe nel pavimento sono di epoca tarda. Nel soffitto, avanzi di pitture del sec. II che risentono dello stile pompeiano; nel mezzo del pavimento, vasca battesimale del sec. VIII. Nel fondo sono due alti ingressi: quello a sin. immette nell'ambulacro massimo; quello a d. nel minore. Tra i due, un'edicola a fondo absidato. Si passa a sin. nel *cubicolo di S. Gennaro. Per un andito a d. si passa nell'ambulacro minore; volgendo a d. e percorso un corridoio si entra in una saletta nel cui mezzo è una colonna di marmo che reca in greco il nome di Priapo.
Ambito geografico:
via Capodimonte 13 - Napoli (NA)