S. Chiara, Napoli
Tipo:
Oggetto fisico
Categoria:
Edifici religiosi
Furono i d'Angiò, e più precisamente Roberto e la regina Sancia, a incaricare nel 1310 Gagliardo Primario della costruzione della chiesa, che doveva essere il 'pantheon' dei sovrani napoletani. Del magnifico arredo settecentesco dell'interno non resta più nulla, a causa del bombardamento nel 1943 e del successivo restauro operato per riportare in luce le primitive forme gotiche. La facciata, preceduta da un pronao a tre fornici, è aperta superiormente da un rosone. A sinistra di questa, isolato, il campanile, che della costruzione trecentesca conserva solo la parte inferiore. L'interno, semplice secondo i prototipi dei luoghi di culto francescani, ha una navata unica, scandita ai lati da dieci cappelle sopra le quali corre una tribuna continua e priva sul fondo del presbiterio (l'area corrispondente è occupata dal coro delle Monache). Ai sec. XIV e XV data la maggior parte delle opere scampate al bombardamento: ai lati dell'ingresso, tomba di Agnese e Clemenza di Durazzo (sec. XV) e sepolcro di Onofrio e Antonio Penna (Antonio Baboccio, 1407-1414; 2); la 10ª cappella destra, dei Borbone, accoglie i corpi dei re di quella dinastia; a sinistra sepolcro di Filippo di Borbone (disegno di Ferdinando Fuga, sculture di Giuseppe Sanmartino); il Crocifisso sopra l'altare maggiore è coevo alla fondazione della chiesa; dietro all'altare maggiore, resti del sepolcro di Roberto I d'Angiò* (1343-45), opera dei fiorentini Giovanni e Pacio Bertini; a destra di questo, sepolcri* di Carlo di Calabria (c. 1330-33) e di Maria di Valois (c. 1333-38), opera di Tino di Camaino e aiuti; a sinistra della tomba di Roberto d'Angiò, sepolcro di Maria di Durazzo di seguaci dei Bertini; nella 9ª cappella sinistra, sarcofago del sec. IV-III a.C. Il coro delle Monache*, cui si perviene attraverso la sagrestia e due ambienti di passaggio, fu pensato da Leonardo di Vito come una chiesa autonoma ed è oggi una delle maggiori espressioni del gotico napoletano. Ne suggerisce l'importanza il portale marmoreo del '300 che funge da accesso al vano, ripartito in due navate da altrettanti pilastri; la semplicità della struttura contrastava un tempo con la ricchezza decorativa, di cui si può immaginare la raffinatezza nella lastra per la sepoltura provvisoria di Roberto d'Angiò e nei frammenti dell'affresco (Compianto su Cristo morto), unico resto dell'opera di Giotto e scolari (1328-30).
Classificazione secondo la graduatoria Guida Rossa TCI: *
Ambito geografico:
via S. Chiara 49 - Napoli (NA)