Teatro Olimpico, Vicenza
Tipo:
Oggetto fisico
Categoria:
Beni architettonici
Classificazione secondo la graduatoria Guida Rossa TCI: *
Ultima opera di Andrea Palladio e primo esempio di organismo teatrale moderno, iniziato nel 1580, proseguito e ultimato nel 1582-83 dal figlio Silla con fedele aderenza ai disegni paterni. Essenziale e scarno all'esterno, quanto fastoso ed eloquente nello spazio scenico, l'Olimpico è in questo coerente con la concezione cinquecentesca del teatro, apparato tutto interno ad altri edifici e non ancora struttura specializzata con una propria immagine urbana. Nel 1584-85 Vincenzo Scamozzi realizza, in legno e stucco, le scene per l'«Edipo tiranno», che costituiscono un compendio di accorgimenti per rendere, nel breve spazio, l'effetto di ampi scorci urbani. Un corridoio ornato alle pareti dai ritratti di accademici e vicentini illustri (sec. XVI e XVII) dà accesso all'Odeo, sede delle «tornate» dell'Accademia degli Olimpici e la maggiore delle sale annesse al Teatro realizzate da Vincenzo Scamozzi (1608), con soffitto a travature a vista e pareti affrescate con monocromi di Francesco Maffei (1648). Fondata nel 1555 da ventun soci, tra cui Andrea Palladio, l'Accademia è una delle numerose associazioni sorte nella Vicenza del Rinascimento per coltivare arti e scienze e per promuovere spettacoli teatrali, prima in sedi occasionali (Basilica, 1561-62; Pallamaio, 1570) e poi nel Teatro, ricavato, con l'Odeo, sulla ristretta area delle ex prigioni del palazzo, di cui sono mantenute diverse strutture murarie. Segue la sala dell'Antiodeo, anch'essa con soffitto ligneo a vista. Su questa sala si apre l'accesso originario di Scamozzi, affacciato sulla stradella del Teatro Olimpico. Dall'Antiodeo, per le scale che portano ai loggiati superiori si passa nel Teatro, composto da una cavea di tredici gradoni semiellittici, coronata da un colonnato continuo, con elementi a tutto tondo in corrispondenza dei due loggiati, e semicolonne e nicchie nelle parti in cui l'ellisse tocca il muro d'ambito. La cavea abbraccia l'orchestra, sensibilmente più bassa, e termina contro le due versure che la separano dall'ampio proscenio. La fastosa fronte scenica, fissa e invariabile come nei modelli greci e romani, si dispiega per tutta l'ampiezza del proscenio e continua, rivoltata ad angolo retto, sui due lati brevi visibili al pubblico, creando una 'scatola' architettonica che avvolge gli attori. L'architettura, che sovrappone due ordini corinzi più un attico continuo, è quella di un palazzo rinascimentale. Ma qui le finestre diventano nicchie, con le statue degli Accademici benemeriti armati all'eroica. Con calcolato gioco prospettico, l'ordine inferiore risulta sporgente rispetto alla fronte; le statue del secondo livello dissimulano l'arretramento dell'ordine superiore, composto di semicolonne; altre statue attenuano l'ulteriore arretramento dell'attico con lesene di minimo aggetto. Complessivamente, 95 statue ornano il Teatro. La fronte scenica può anche essere letta come un arco di trionfo, a confermare gli intenti celebrativi ed eroici dell'Umanesimo vicentino, che sottendono utopie urbane. Queste vengono esplicitate dalle scene, visibili in secondo piano attraverso l'arco e le porte laterali, che ricostruiscono le vie dell'antica Tebe nei modi di una città rinascimentale e si organizzano secondo sette assi prospettici, convergenti al centro del proscenio, uno per ciascuna porta e tre per la «porta regia». Il soffitto, un tempo costituito da un grande velario, è stato sostituito agli inizi del secolo da un cielo dipinto.
Ambito geografico:
piazza Matteotti - Vicenza (VI)