Cattedrale, Gerace
Tipo:
Oggetto fisico
Categoria:
Edifici religiosi
Classificazione secondo la graduatoria Guida Rossa TCI: *
Si tratta della chiesa più vasta di tutta la Calabria. Consacrata nel 1045, fu restaurata in epoca sveva e dopo il terremoto del 1783. A parte le numerose manomissioni, si può desumere dalla cripta e dalle tre navate che venne innalzata nell'ultimo periodo bizantino e fu terminata nella prima età normanna, come appare dal transetto, sporgente e con disposizione caratteristica delle absidi, rispecchiante modi francesi importati dai Normanni. La maestosa parte absidale ha tre absidi semicircolari: quella di sin., originale è arretrata rispetto alle altre due; in quella centrale è l'ingresso alla cripta. Nel fianco sin. poggia un alto arco barocco e nel fianco d. un arco ogivale dà accesso a un portico ad archi pure ogivali. Sotto il portico è un piccolo portale gotico del sec. XV, coevo alla cappella di S. Giuseppe cui dà accesso; la lunetta ha un bassorilievo (Madonna di Polsi, 1746) e al disotto il miracolo del bue che adora la Croce. Si trovano anche una Vergine Annunziata e angelo annunziante, bassorilievi murati di ignoto meridionale del sec. XVI. Al di là del portico è l'ingresso al Seminario e al Vescovado (la Cittadella vescovile) attualmente in restauro, che ospiterà il Museo diocesano. L'ingresso abituale della chiesa si apre nel fianco sinistro. L'interno, grandioso e suggestivo, a croce latina, è diviso in tre navate da due file di 10 colonne, in due gruppi di 5 intrammezzate da pilastro che segnava in origine la posizione delle balaustre di chiusura della schola cantorum. Le colonne, provenienti forse in parte da Locri, sono di marmo o di granito, scanalate o lisce, diverse fra loro per qualità e dimensioni (la 3ª d. è di granito orientale, la 10ª d. di verde antico; la 10ª colonna sin. e l'analoga d. cambiano di colore a seconda del tempo); diversi sono anche i capitelli, in parte antichi (come il 6º sin., corinzio a due ordini), in parte dovuti a scalpellini locali. Le volte del transetto e del coro dopo il terremoto del 1783 furono ricostruite esattamente come le preesistenti. Da osservare: nella navata d., frammenti architettonici dei sec. XI-XII; lastre tombali di varia epoca; nel transetto d., sepolcro di Giovanni e Battista Caracciolo (1575), con decorazioni e stemma; sepolcro di Nicola Palizzi (sec. XII), con figura del defunto, ricca decorazione e stemma. In fondo alla navata destra, cappella del Sacramento (1431) con volta a costoloni e capitelli a decorazione in stile gotico-cistercense, di scalpellini calabresi del sec. XV. Nella navata sinistra, di fianco all'ingresso , Incredulità di S. Tommaso, altorilievo di maniera gaginesca del 1531, forse di A. Gagini. Dal braccio sin. del transetto si scende nell'ampia e alta cripta, molto rimaneggiata, che fa le funzioni di chiesa e alla quale di solito si accede dall'ingresso alla base dell'abside centrale. Pare sia il nucleo più antico dell'edificio, forse un sacello bizantino, con pianta a croce greca e absidiole ricavate nello spessore del muro affiancante l'abside centrale; le volte sono sostenute da 26 colonne provenienti da templi pagani, o da ville, del sec. IV o III a.C.; nel braccio dietro l'altare è la cinquecentesca cappella della Madonna della Deítria (da Odigítria) con decorazioni in marmi policromi, pavimento in maiolica e cancellata in ferro battuto del 1699 di artigiano serrese; all'altare, Madonna col Bambino, statua marmorea del sec. XIV. Recenti lavori hanno qui rimesso in luce un affresco molto deteriorato (Madonna e Ss. Maurizio e Ambrogio). Dal braccio sin. della cripta, con due statue in legno d'ulivo (S. Giuseppe e Cristo Risorto, del '600, contenute in armadi) si passa alla cappella di S. Giuseppe, dove è stato allestito il Tesoro della Cattedrale con preziose argenterie provenienti dalla chiesa, tra cui: croce reliquiario d'oro del sec. XII, in teca seicentesca; S. Veneranda, busto argenteo di fattura messinese con corona bollata da Sebastiano Juvara dei primi del '700; Assunta, statua argentea di Gaetano Dattilo su disegno di Salvatore Franco, allievo del Sanmartino (1772); calice d'argento di artista messinese (1726); bacolo in argento di bottega napoletana del sec. XVIII; ostensorio d'argento del sec. XIX con ridondante simbologia eucaristica; tabernacolo d'arte cappuccina (1720) firmato Ludovico da Pernocari. La cattedrale possiede numerosi paramenti, di cui alcuni tessuti a Gerace nel '600 e '700, tele e sculture lignee, nonché un grande arazzo fiammingo del sec. XVII, col marchio di Bruxelles e la firma di Jan Leyniers.
Ambito geografico:
via Duomo - Gerace (RC)