Abbazia di S. Pietro in Valle, Ferentillo
Tipo:
Oggetto fisico
Categoria:
Edifici religiosi
L'abbazia benedettina, tra i maggiori documenti d'arte alto-medievale dell'Italia centrale, fu fondata attorno al 720 da Faroaldo II, duca di Spoleto, sul luogo di un precedente eremo. Gravemente danneggiata alla fine del IX secolo dalle incursioni saracene, a partire dal 996, fu restaurata per iniziativa di Ottone III e del suo successore Enrico II, in collaborazione con l'abate Riutpardo. L'edificio attuale, ripristinato negli anni trenta del '900, è composto da un'aula unica con copertura a capriate e forte sviluppo longitudinale, accentuato dai muri perimetrali che vanno rastremandosi verso il presbiterio. Sulla navata si imposta il transetto leggermente aggettante sul quale si aprono tre absidi; proprio questa pianta a croce commissa ha suggerito per l'edificio abbaziale una datazione successiva alla metà dell'XI secolo, rintracciandone i possibili modelli, al di là delle Alpi, in Cluny II e nel St. Michael di Hildesheim, mediati dal S. Salvatore al Monte Amiata o da S. Maria della Roccella (Catanzaro). A modelli romani, con qualche soluzione di etimo lombardo quale le archeggiature pensili, sembrerebbe invece rifarsi il *campanile, che è stato ricondotto alla seconda metà del secolo XI. All’interno, sulle pareti della navata e nell'arco trionfale (in origine anche sulla controfacciata) si svolge un complesso *ciclo di affreschi, di cui sussistono importanti avanzi, che per ampiezza di impianto, per numero di scene e ora anche per stato di conservazione (il restauro si è concluso nel 1995) si annovera tra i grandi monumenti della pittura romanica in Italia, databile alla fine del XII secolo o all'inizio del XIII. La decorazione, scialbata fino al 1869, è organizzata su quattro registri, i primi tre occupati da scene vetero e neo-testamentarie; l'ultimo invece, fortemente mutilo, doveva essere probabilmente occupato da elementi ornamentali e da immagini votive. L'*altare maggiore è reperto raro di arte longobarda, composto con elementi marmorei della chiesa alto-medievale; il paliotto comprende una lastra rettangolare con tre flabelli circolari e croci ansate variamente decorate; negli spazi centrali due figure umane sinteticamente raffigurate: Ursus, lo scultore che eseguì l'opera, e Ilderico Dagileopa, il duca longobardo (739-742) che la commissionò. Murato a ridosso del pilastro orientale del braccio destro del transetto, si trova il *sarcofago detto di Faroaldo II, urna romana che secondo la tradizione ospitò le spoglie del fondatore del monastero; ascrivibile alla prima metà del sec. III, è del tipo a colonne: nell'arcata centrale è scolpito Dioniso con satiri e menadi, sui fianchi due grifoni alati. Dalla porta laterale destra si esce nel *chiostro a due ordini (secoli XI e XII) dell'ex convento (fine '300) ora di proprietà privata e adibito a struttura ricettiva e congressuale.
Classificazione secondo la graduatoria Guida Rossa TCI: *
Ambito geografico:
località Sambucheto - Ferentillo (TR)