basilica di Sant'Eustorgio (necropoli, area ad uso funerario)
Tipo:
necropoli; image
Categoria:
Monumenti archeologici
Notizie del rinvenimento di sepolture ed epigrafi nell’area della basilica si hanno fin dal Medioevo. Più recentemente Giuseppe Allegranza menziona il rinvenimento nel 1768 di una tomba bisoma con corredo monetale e Paolo Rotta segnala per il 1874 la presenza, nell’area del coro, di un’antica costruzione e nel 1879, sotto la cappella di San Pietro Martire, di un lungo muro spesso 1 metro. Gli scavi del 1959-61 hanno interessato le tre campate della navata centrale antistanti l'area presbiteriale; gli scavi del 1966 hanno interessato l'area del coro. La frequentazione più antica nell’area occupata dalla basilica risale al I sec. d.C. ed è testimoniata da un piano di argilla su cui vi erano frammenti di tegole, mattoni e numerosi frammenti ceramici ricomponibili. A poca distanza vi era un plinto costituto da vari blocchi di serizzo (1,9 x 1,5 m) conservato per un'altezza di 60 cm. Il piano, in assenza di resti ossei e segni di cremazione, potrebbe essere interpretata come un deposito votivo; anche il plinto, troppo profondo per appartenere alla chiesa, potrebbe essere interpretato come fondazione di un pesante segnacolo funerario. Non è però da escludere che queste strutture non siano pertinenti alla necropoli, ma vadano inserite in una realtà insediativa precedente, non potendo escludere che si tratti, per il piano d'argilla, di uno scarico domestico. Nell'area degli scavi 1959-61 sono state individuate 22 sepolture. Due sepolture sono in cassa di muretti in laterizi, fondo in laterizi e copertura alla cappuccina; otto sepolture sono a cassa di muretti di laterizi con copertura in lastre di serizzo o prive di copertura; sei sepolture sono in cassa di lastre di serizzo, fondo in laterizi e copertura in lastre di serizzo; una sembrerebbe, per la presenza di numerosi chiodi, in cassa lignea in fossa terragna; una è a cassa di tavelloni e tegole disposte verticalmente, con fondo in laterizi; quattro sono in nuda terra. Una struttura quadrangolare in laterizi romani, individuata nella terza campata, è interpretabile come edicola funeraria a cella, il cui piano di calpestio fornisce indicazione dell'antico livello di frequentazione. Le sepolture più antiche sono quelle a cassa di laterizi con copertura alla cappuccina e quelle in cassa di tavelloni disposti verticalmente (III-IV sec. d.C.); in questa fase rientrano anche l'edicola funeraria e le sepolture in nuda terra. Le altre sepolture, a casse di laterizi, in lastre di serizzo o in cassa lignea e in nuda terra, sono databili tra il IV e il VI sec. d.C. Il rinvenimento di un livello pavimentale, costituito da laterizi, fu individuato nella prima campata, al di sopra della lastra di copertura di una tomba e alla stessa quota del rinvenimento della lapide dell'esorcista Victurinus del 377 d.C. La quota del pavimento, coincidente con quella della rasatura dei muri dell'edicola, segnala probabilmente una ristrutturazione dell'area cimiteriale che determina la creazione di un primo (o nuovo o più ampio) edificio coperto, il cui limite potrebbe essere definito ad est dal muro con lesena individuato nel 1966 nell'area del coro (muro perpendicolare all'asse della chiesa in conglomerato di ciottoli e frammenti di laterizi, largh. 0,70 cm, dotato di lesena o contrafforte sul lato orientale). Nel 1966 era stato individuato anche un lacerto pavimentale in spesso cocciopesto. Poiché non corrisponde a nessuno dei piani pavimentali della navata è probabile che rivestisse una pedana presbiteriale sopraelevata di un gradino rispetto all'aula. Si può pertanto riconoscere nei lacerti di strutture la presenza di una basilica cimiteriale ad aula con presbiterio sopraelevato e utilizzata anche per la sepoltura dei chierici. Non si hanno dati sull'estensione dell'edificio il cui unico limite noto è il muro est con lesena, mentre resta da chiarire quali caratteristiche avesse l'area cimiteriale già cristiana sulla quale l'edificio è stato impostato. Durante gli scavi nella navata centrale un terzo piano pavimentale è indiziato dal rinvenimento dell'epigrafe di Heliodorus, forse in posizione originaria, quota che coincide con quella della rasatura del muro con lesena. Questo pavimento segna un nuovo livello realizzato quando l'edificio fu dotato di abside, abside individuata negli scavo del coro nel 1966. L'abside, costruita in ciottoli e mattoni, ha un diametro di 5,20 m e uno spessore di 1,40 m e risulta edificata a partire da un piano in cocciopesto sbriciolato ad est del muro con lesena; non si notano riseghe che permettano di individuare un piano pavimentale e questo può indiziare che il piano originario fosse più alto e che sia andato perso quando l'antica abside fu livellata e l'edificio ampliato verso est, al più tardi in epoca romanica. Rimane di difficile definizione la cronologia dell'abside, che probabilmente accompagna una ristrutturazione significativa di tutto l'impianto; sulla base della presenza dell'epigrafe di Heliodorus e per la tecnica muraria questa fase non dovrebbe superare il VI sec. d.C. Gli scavi del 1959-61 hanno restituito un consistente numero di epigrafi funerarie che, unite a quelle rinvenute precedentemente nella basilica, forniscono indicazioni sulla frequentazione funeraria del sito. All’interno della basilica si trova il cosiddetto sarcofago dei Magi, tradizionalmente associato alle reliquie dei Magi e nel quale le fonti medievali collocano le spoglie di Sant’Eustorgio. Il manufatto, benché rimaneggiato e deturpato dal tempo e da cattivi restauri è senza dubbio di epoca romana. E’ decorato da semplici specchiature e ricavato da un enorme blocco di marmo Proconnesio di dimensioni eccezionali: 2 x 3,7 x 2 metri di altezza, escluso il coperchio. Il sarcofago non sembra avere confronti in Italia, ma richiama prototipi microasiatici. Lungo il lato breve visibile presenta, nella parte inferiore, un’apertura quadrangolare decentrata (probabilmente già presente in origine); i due spigoli visibili sono stati rilavorati nel Medioevo in modo da simulare la presenza di colonnine angolari, sormontate da piccoli capitelli scantonati. L’imponente coperchio a due spioventi e quattro orecchioni angolari è probabilmente frutto di un restauro moderno, sebbene caratteristiche simili dovesse avere anche il coperchio originario
Lingua:
it
Soggetto:
area ad uso funerario
Data:
IV-VI sec. d.C.
Copertura:
Lombardia (MI) - Milano
Ambito geografico:
- Milano (MI), Lombardia - Italia
Fonte:
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